martedì 24 aprile 2018

Daniela Sabbatini, morta di aneurisma Roma Ma per i medici era lombosciatalgia

La 49enne arriva in ospedale con lievi dolori ai reni e a una gamba. Le diagnosticano un banale mal di schiena, ma in 24 ore la situazione precipita. Dopo il rientro a casa torna al Pronto soccorso in ambulanza, ma le sue condizioni peggiorano

Daniela SabbatiniDaniela Sabbatini
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Entrare in ospedale con un mal di schiena e uscirne due giorni dopo morta, per un aneurisma all’aorta addominale scambiato per una banale sciatalgia. «Daniela aveva 49 anni, stava bene. E poteva salvarsi. Invece è morta fra dolori lancinanti e sola». Annamaria Sabbatini racconta il dramma della sorella trattenendo la commozione: «Il suo calvario è iniziato il 18 marzo: da giorni aveva lievi dolori a reni e gamba sinistra, ma siccome anni fa era stata operata di ernia non si era preoccupata troppo. Il medico di famiglia le aveva prescritto solo la tachipirina».
La donna va al Policlinico Casilino: la diagnosi è di lombosciatalgia e Daniela viene rimandata a casa. Ma 24 ore dopo la situazione precipita. «L’avevo vista la mattina, il dolore era sopportabile. Ma la sera mi ha telefonato mio padre: avevano chiamato un’ambulanza perché Daniela si contorceva e sudava tantissimo: l’abbiamo cambiata tre volte».
L’aneurisma dell’aorta addominale
  • L’aneurisma dell’aorta addominale
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  • L’aneurisma dell’aorta addominale
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  • L’aneurisma dell’aorta addominale
Quali sono i sintomi?
Neanche gli addetti del 118 si preoccupano: Daniela torna al Policlinico Casilino. «Verso mezzanotte l’ho vista, aspettava ancora la visita. Era su una sedia, con dolori terribili e l’ago della flebo era uscito dalla vena. Si è alzata per chiedere quanto mancava alla visita, ma è quasi svenuta. Mi hanno fatta uscire, sono rimasta con mio padre in sala d’attesa. Lei mi mandava messaggi per chiedermi aiuto, ma non potevo entrare». La notte passa nell’angoscia, la donna smette di rispondere ai messaggi della sorella. «Verso le 5 un medico mi ha chiamato per chiedermi se Daniela aveva problemi psichiatrici. Ovviamente ho risposto di no, ma quando l’ho vista mi sono spaventata. Era a letto, ancora cosciente ma tutta storta, un braccio blu e gonfio, una flebo infilata in un piede e continuava a lamentarsi per il dolore con un filo di voce, si contorceva, ma mi diceva grazie per essere lì e scusa, ripeteva, scusami. Mi guardava, ma gli occhi non erano più i suoi: lei li aveva azzurri, erano diventati di un grigio velato e la parte inferiore del corpo era livida, fredda».
A quel punto i medici iniziano a parlare di una grave infezione che aveva già bloccato i reni, con glicemia e pressione altissime. Pensano a una meningite, poi spiegano che Daniela va ricoverata in rianimazione, che le avrebbero fatto una tac e forse anche un prelievo di midollo. «La dottoressa che l’aveva visitata la prima sera mi ha detto di andare a salutarla, subito, prima che la portassero in reparto. Sono riuscita a dirle che dopo l’esame mi avrebbe trovata lì a aspettarla, lei ha annuito, non poteva più parlare. È stata l’ultima volta che l’ho vista viva». Quasi alle 13 la famiglia viene richiamata dai medici: «Ci hanno dato pochissime speranze. Aveva un aneurisma addominale, con un inizio di ischemia celebrale e addensamento di sangue nei polmoni. Le avevano trovato anche una neoplasia ai polmoni, ma dissero che era l’ultimo dei problemi». Alle 17 l’altro colloquio coi medici: «Ci hanno detto che c’era solo da aspettare la fine. Mia madre, scioccata, ha chiesto se doveva proprio morire, il primario le ha risposto tranquillo: “Sì, ma tanto tocca a tutti”».
Alle 18,35 del 20 marzo Daniela muore. I familiari chiedono l’autopsia, il referto sarà pronto il 5 maggio. «Sono rimasta sola, l’altro mio fratello è morto 6 anni fa in un incidente. I miei genitori sono distrutti, ma vogliono giustizia per Daniela. E non ci fermeremo».
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